martedì 28 agosto 2012

I Signori Grigi dentro di noi


La mia piccola ricerca sulla rappresentazione visiva che abbiamo del Tempo e su come questa influisca sulla nostra felicità.

Uno dei miei libri preferiti è Momo di Michael Ende. I suoi insegnamenti hanno influenzato scelte cruciali della mia esistenza e guidano tuttora la mia vita. Dunque penso che quando si parla di felicità si parla anche della nostra percezione personale del Tempo.
In questi ultimi anni mi sono trovata a riflettere su questo aspetto in un modo ancora nuovo. Se da molto avevo fatto piazza pulita di tanti Signori Grigi dichiarati che si aggirano nella nostra società, non mi ero però soffermata sui Signori Grigi che vivono invece dentro la nostra anima. Stanarne alcuni intenti a ingozzarsi di serenità interiore è stato un processo lungo e interessante. Per questo voglio condividere con voi le mie scoperte. In particolare, vi parlerò di un Signore Grigio molto strano. Lo chiamerò Signor Rappresentazione Visiva del Tempo.
 
Fatevi questa domanda: se io dico “Tempo”, a cosa pensate? O meglio, come vi rappresentate mentalmente il vostro tempo? Sarò più esplicita: come vi rappresentate, ad esempio, il vostro anno 2012? Parlo di immagini, rappresentazioni visive, di che cos’è il tempo – ad esempio un anno - per voi. Cosa vedete davanti agli occhi se pensate a quello che farete in ottobre? Dove sarete nello schermo che vi si presenta davanti agli occhi chiusi? A sinistra? A destra? Vedete una linea? Un punto? Un cerchio? Uno schermo bianco? Prendevi qualche minuto per rispondere e poi continuate a leggere.


La mia ricerca sulla rappresentazione visiva del tempo cominciò con la presa di coscienza di un disagio. Ad un certo punto mi fu infatti evidente che - dai tempi della scuola e dell’università - i periodi di ansia si ripetevano con cadenze cicliche. Notai che questi cicli diventavano via via più definiti e i momenti di angoscia sempre più vividi. Oddio, stavo forse diventando bipolare?? No... Notai infatti che le riviste erano piene di concetti come “depressone stagionale” o “ansia da vacanze”, dunque era evidente che si trattava di un problema di massa e che i mass-media avevano già sviluppato facili risposte per addomesticarci. Eppure niente di tutto ciò che proponevano mi sembrava rispondere alla domanda che mi stava nascendo dentro. Mi sembrava ovvio che l’inverno fosse fatto per raccogliere le energie vitali e la primavera per farle esplodere, quello che intuivo era un’altra questione. Mi sembrava di intravedere un Signore Grigio dentro la mia anima: uno così ben mimetizzato, così banale, così consueto... da essermi diventato invisibile.

Probabilmente a stimolare questi pensieri è stata la mia frequentazione di testi di Programmazione Neurolinguistica, il mio bazzicare volentieri fra i manuali di auto-realizzazione e i testi di yoga. Ma più di tutto mi ha mosso lo stress che la mia "visione" del Tempo mi provocava. Ho dunque deciso di indagare. Mi sono detta: e se fosse davvero questione di come vediamo le cose e non solo di inevitabili cadenze cicliche? (Badate bene: ho scritto "vediamo" e non "percepiamo", "consideriamo", "valutiamo"...) E se potessimo sostituire ciò che vediamo? E se la smettessimo di accettare che la nostra percezione del Tempo venga condizionata dalle esigenze del mercato, dai vent'anni di scuola dell'obbligo o dai cicli del lavoro aziendale, soprattutto se questo ci angoscia?

Dunque entriamo nel vivo delle immagini. Ho posto le domande all'inzio di questo testo a molte persone, ma ho cominciato da me stessa. Mi sono infatti accorta che tutte le volte che venivo colta dall’ansia o dallo sconforto per non aver fatto una certa cosa quest’anno, per tutte quelle che avevo ancora da fare o semplicemente perché vedevo il vuoto davanti a me… io avevo in realtà un’immagine davanti agli occhi. Ed eccola qua: osservandomi mentre pensavo con angoscia "cosa farò a settembre?" ho scoperto che il mio Tempo era un anno rappresentato da una linea retta che andava da sinistra a destra. La retta era divisa in segmenti che segnavano i mesi, con gennaio a sinistra e dicembre a destra. E guardando bene, ogni mese aveva anche un colore. Alcuni colori mi apparivano definiti, altri meno. Per esempio, luglio era sicuramente giallo e ottobre di un caldo color ocra. E il tutto era sospeso in un vuoto scuro...

 
Gen
Feb
Mar
Apr
Mag
Giu
Lug
Ago
Set
Ott
Nov
Dic



Piuttosto angosciante, non vi pare? Una persona ha espresso un commento molto saggio: "Per forza mette ansia, a dicembre cosa succede... precipiti nel vuoto?!" Ma a chi potevo dare la colpa? Forse a quelle lezioni di storia delle medie, quando ci hanno fatto disegnare sul quaderno una retta divisa in due, con sotto scritto A.C. e D.C.? O forse al ripetersi dei cicli scolastici e accademici per un ventennio? Scrivete "linea del tempo" su Google e vi renderete conto di cosa intendo. Anzi, ecco un esempio di visualizzazione che ci hanno infilato a tradimento nel cervello quando eravamo bambini:




Lo so, è assurdo... ma è davvero così che molte persone pensano il proprio anno e dunque la propria vita. Quando mi sono resa conto di quanto radicata fosse questa visualizzazione e di come generasse in me uno stato di ansia, ho cominciato a irritarmi ogni volta che il maledetto nastro stellare mi compariva davanti. Pensavo a cosa dovevo fare in settembre, e la mia mente fissava un punto di fronte a me, un po' a destra. Ma perchè?? Perchè settembre non poteva essere in alto o in basso? E per capire se la mia fosse davvero un'intuizione o se stessi semplicemente cercando scusanti per la mia follia, ho cominciato a chiedere a tutti i miei amici quale fosse la loro rappresentazione del tempo. Et voilà... dopo un'iniziale perplessità, hanno messo a fuoco la domanda ed è emerso che quasi tutti avevano una rappresentazione visiva del loro anno, anche se non ci avevano mai fatto caso. Una rappresentazione cha davano per scontata e che consideravano... innocua.

Ecco alcune delle risposte più interessanti che ho ricevuto. 

"Il mio anno è una retta che va da sinistra a destra, con delle tacche che la dividono in segmenti. Gennaio è a sinistra e dicembre a destra. Dicembre è bianco, marzo è rosso".

"Il mio anno è una retta che va da sinistra a destra, con delle tacche che la dividono in segmenti. Comincia a settembre e finisce ad agosto".

"Per me il tempo è una retta senza inizio nè fine".

"Il mio tempo è verticale e io precipito verso il basso".

"Il mio anno è diviso in quattro quadrati colorati che corrispondono a quattro stagioni in cui inserisco le esperienze che voglio fare. C'è sempre un solo quadrato in primo piano, mentre gli altri restano dietro un po' sbiaditi. Poi quando la stagione finisce ne metto in primo piano un altro".

"Non ho alcuna rappresentazione del tempo".

"Il mio tempo è un punto in uno spazio bianco".


E le tante persone che mi hanno risposto "una retta divisa in segmenti" sapevano anche rispondere alla domanda "di che colore è gennaio". Non vi pare interessante? Dunque è così, tante persone hanno una rappresentazione visiva del loro tempo e se da un lato questa può essere stimolante, dall'altro può anche condizionarci fino a toglierci il respiro.


Michael Ende, Momo
Così ho cominciato a progettare un modo per sbarazzarmi della mia visione del tempo e per sostituirla con un'altra che mi sostenesse, anziché dominarmi. Insomma... nonostante lo zen, lo yoga, il pensiero positivo, la PNL e i toast col burro, questa maledetta pulce distruggeva tutti gli esercizi di respiro consapevole. E riflettendo su alcune immagini che mi sono state descritte, ho capito che queste rappresentazioni latenti sono davvero importanti. Pensate ad esempio alla retta che va da settembre ad agosto. E' la raffigurazione del tempo di una persona la cui vita è scandita dai ritmi del lavoro aziendale e della stagione produttiva. Il lavoro comincia a settembre, attraversa le sue stagioni dettate dalle regole e dagli appuntamenti del settore, e termina ad agosto, quando l'azienda chiude per un breve periodo. Chi l'ha creata la ritiene una raffigurazione stimolante, però percepisce una nota di inquietudine.

Così ho deciso di cambiare la mia rappresentazione interiore del tempo. Ho deciso di tentare di addomesticarmi e riprogrammarmi in un modo più produttivo. Volevo dunque qualcosa che funzionasse per me e che ricordasse il ciclo delle stagioni della terra in cui vivo senza però essere alienante. Ho trovato la mia risposta per caso, in un libro. Il mio Tempo sarebbe stato un cerchio diviso in spicchi, sull'esempio della Ruota di Medicina degli Indiani d'America. Qualcuno ha trovato anche questa immagine molto angosciante, per cui ho pensato all'importanza del dato personale. Dunque il mio consiglio è: se state bene con la vostra visione del tempo, ottima cosa. Ma se il vostro senso del Tempo non vi sostiene nè vi stimola, se vi accorgete di una punta di angoscia... allora cercate un'immagine che faccia per voi. Credo abbia senso scegliere un'immagine in base a ciò che volete ottenere, perchè in realtà tutte le raffigurazioni hanno delle implicazioni. Non ne esistono di neutre.



Quello che mi ha affascinato nella Ruota di Medicina è che ogni momento/sezione del cerchio corrisponde a una fase del ciclo di realizzazione. Così come il seme diventa pianta e poi fiore e frutto secondo un ciclo naturale,la Ruota rappresenta l'inverno, la primavera, l'estate e l'autunno come fasi di un ciclo continuo di nascita e morte, progettazione e realizzazione, conservazione dell'energia ed esplosione di vita. Mi è piaciuto. In fondo il nostro anno attraversa queste stagioni e anche la nostra intera vita, come quella di tutti gli esseri viventi, inizia con una primavera e si chiude in un inverno. 



Io volevo sradicare l'ansia, non pensare più - nemmeno in maniera incosciente - in termini di obiettivi raggiunti o mancati. Ma ognuno ha i suoi obiettivi. Quel che però mi è sembrato interessante è stato l'osservazione di un meccanismo che mi comandava. Il Signor Rappresentazione Visiva del Tempo agiva sabotando tutti i miei sforzi. Ho riconosciuto un elemento della mia programmazione e ho deciso di tentare di eliminarlo.

Oggi quella retta è sempre in agguato, sguscia fuori in ogni momento. Ma adesso so cosa fare: quando compare, trasporto tutto sulla Ruota e provo un senso di grande serenità. Che strano. E mi riprometto sempre di prendere carta e colori. Vorrei disegnare una grande Ruota di Medicina, colorare le mie stagioni di progetti, realizzazioni e quiete... e appenderla sulla testiera del letto. Accanto all'acchiappasogni.  


Silvia Belcastro

4 commenti:

  1. Uh..mi ricordo questo discorso!
    Ti dirò, però, che da quando sono partita la mia rappresentazione del tempo è scomparsa.
    Ora c'è solo una pagina vuota da riempire. Mette un po' angoscia perché è come precipitare nel vuoto ogni giorno, ma è liberatorio sapere che sono libera di riempirla nel modo che preferisco!

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    1. Una pagina bianca è un'ottima cosa. E' vero... dà un senso di vertigine e perdita di identità... ma non preoccuparti, quando comincerai a scrivere la tua vita come la conosci emergerà di nuovo. E' solo scritta con l'inchiostro magico. Bacioni :-)

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  2. dico solo AIUTO! perche' purtroppo io vivo nell'ansia proprio per questo....e ora???? -.-

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    1. Hai visto? Hai scoperto che fai parte anche tu dl Club della Linea del Tempo Colorato... :-D
      Primo Step: Consapevolezza
      Secondo Step: Azione!

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