La penna graffiante di J. K. Rowling da Harry Potter a Il Seggio Vacante
“The familiar, well-loved streets seemed different,
strange. She had taken a regular inventory of the window she presented to this
lovely little world: wife and mother, hospital volunteer, secretary to the
Parish Council, First Citizeness; and Pagford had been the mirror, reflecting,
in its polite respect, her value and her worth. But the Ghost had taken a
rubber stamp and smeared across the pristine surface of her life a revelation
that would nullify it all…”
J. K. Rowling |
Ho letto molte recensioni di The Casual Vacancy, il primo romanzo per
adulti della scrittrice che ha creato Harry Potter. Ce ne sono di tutti i tipi,
ma su internet abbondano i giudizi negativi conditi di quel gusto sadico con cui
gli intellettuali amano strappare il piedistallo agli artisti che hanno avuto
troppo successo. Ma osservo comunque che il trucco non funziona: J.K.
Rowling ha così tanto talento e così tanti soldi da potersi permettere di
scrivere quello che vuole, e come vuole...
Qualcuno però ritiene ancora che
una frattura insanabile divida gli scrittori per adulti da quelli per ragazzi,
e che passare da un mondo all’altro sia tabù. E c’è addirittura chi pensa ancora
che gli autori per l’infanzia siano, in qualche modo, “inoffensivi”.
Avendo più di trent’anni e
basando le mie scelte di vita su Momo,
Pippi Calzelunghe e Matilde, non entro nemmeno nel merito di
una tale assurdità. Mi sembra però impossibile che ci sia ancora chi pensa che Harry Potter sia un libro per bambini e
per di più un libro “inoffensivo”. In fondo, tutti abbiamo visto le schiere di
quarantenni con i romanzi nella ventiquattrore e persino ascoltato gli anatemi
di Joseph Ratzinger. Dunque chi si aspetta che il primo romanzo ufficialmente “per
adulti” di J.K. Rowling non punti direttamente a graffiare l’anima dei lettori…
a parer mio non ha ancora capito di chi stiamo parlando.
Ma partiamo da Harry Potter. Con totale disincanto, il
libro esaminava i meccanismi del potere, la corruzione dell’animo umano, il
tradimento de Sé e il peso della scelta del singolo. E se il modello di
Voldemort era sicuramente Hitler, il romanzo analizzava in realtà le sfumature
psicologiche di ciascuno di noi. Voldemort era infatti l’estremo del narcisismo
maligno: l’incapacità di rinunciare, la negazione della morte, l’assenza di un
sentimento diverso dall’odio, il senso di onnipotenza, il desiderio di
attaccamento e l’ossessione del possesso. Ma se Voldemort era il male assoluto
- l’uomo che ha disintegrato la propria anima per vivere in eterno e che ha
così trasformato se stesso in una creatura senza vita - era sugli uomini e le
donne della sua corte che J.K. Rowling costruiva la sua storia.
Ne Il seggio vacante, Voldemort è invece un grande assente. Probabilmente non
ha ancora trovato il modo per restituire un corpo alla sua anima sfigurata…
dunque non c’è bisogno di un Harry Potter a combatterlo e possiamo assistere
semplicemente alle macchinazioni dei suoi ignari servitori umani.
Ed eccoli qui. La lente
d’ingrandimento di J.K. Rowling si ferma su una cittadina della campagna
britannica: l’ordinata e leziosa Pagford. Il centro è una bella piazzetta
ciottolata da cui si diramano armoniosamente la scuola, il negozio di
prelibatezze e il palazzo del Consiglio Comunale. Qualche chilometro separa Pagford
dalla più mondana e indecorosa Yarvil, le colline le oscurano la vista dei più
recenti quartieri poveri e i ruderi di un’antica abbazia incombono su di lei
come un santo protettore. Ma cosa si nasconde dietro le belle finestre di
Pagford?
Il cuore nero della vita di
provincia - con la meschinità e l’ipocrisia dei suoi rapporti sociali - è sicuramente
il tema di questo romanzo corale. Il vecchio Voldermort fatica però a reggere
il confronto: questi nuovi cattivi tradiscono infatti tutto e tutti (a partire
da se stessi), vanno in chiesa la domenica e fanno persino volontariato.
Dunque veniamo alla trama. Barry
Fairbrother - ultimo baluardo di una politica davvero a favore della comunità -
muore all’improvviso lasciando un seggio vacante nel consiglio comunale. E’ una
morte inattesa che incrina l’equilibrio di un’invisibile rete di odi e
alleanze, e crea le premesse perché il microcosmo di Pagford cominci a
sgretolarsi e a scivolare nella tragedia. E’ una guerra tra la vecchia Inghilterra e i nuovi
poveri, ma si adatta molto bene anche alla realtà italiana: il vincitore
occuperà il seggio vacante che dà il titolo al romanzo, decidendo le sorti
dell’intera comunità e in qualche modo anche le nostre.
Pagford
viene dunque analizzata al microscopio perché ogni maschera venga delicatamente
rimossa. Scopriamo così che la comunità è in realtà un insieme di separatissimi
clan attorno ai quali si aggirano pochi disperati outsiders. Se tutti si
incontrano nella pasticceria nel centro della piazza, non potrebbero però
vivere in un’incomunicabilità più profonda. La comunità non esiste. La verità è
bandita. Nessuno conosce nessuno, tutti conoscono tutti, tutti hanno
convinzioni inventate con le quali attaccano gli altri e al tempo stesso
puntellano la loro identità (pubblica e privata) nella speranza disperata che
non vada in frantumi.
Eppure, in questo mondo di
adulti che hanno barattato la poesia e l’amore per una vita di patetiche
certezze, un fantasma si muove. Sul sito del consiglio comunale cominciano a
comparire enigmatici messaggi che minano una ad una le certezze del paese e inesorabilmente
ogni maschera verrà strappata rivelando l’orrendo decadimento delle anime. A
quel punto però, solo il sacrificio di un diamante grezzo placherà l’ira degli
dei…
Come al solito, J.K. Rowling ha
un occhio di riguardo per i giovani: riceveranno il mondo in eredità, eppure non
viene data loro la possibilità di sopravvivere integri a una realtà di falsità
e compromesso. Io sono d’accordo con la piccola sintesi proposta da
Internazionale: Il seggio Vacante è
un libro meraviglioso.
Silvia, anche a me è molto piaciuto. Non l'ho trovato perfetto, ma, come nel caso della crisi adolescenziale del protagonista nel 5° Harry Potter, apprezzo la scelta di Rowling di non abbellire i comportamenti umani per far contento il lettore. I personaggi de Il Seggio Vacante sono quasi tutti antagonisti.
RispondiEliminaA me è stato regalato in inglese e l'ho trovato molto bello. Quando invece ho aperto l'edizione italiana ho trovato che il povero Fats che era diventato Ciccio. Mi è venuto un colpo al cuore...
RispondiEliminaio l'ho letto solo in italiano, ma si capisce comunque che la traduzione non è il top...
RispondiEliminaMolto bella la nuova veste del tuo sito. Me lo studierò con calma... :)
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